Se pensi di essere “dipendente dallo zucchero”, non sei l’unica.
Oggi è una frase diffusissima, quasi normale:
“Se inizio non riesco a fermarmi”,
“È come una droga”,
“Ci deve essere una dipendenza, altrimenti perché non riesco a controllarmi?”.

La dipendenza da zucchero, negli esseri umani, non esiste nel senso clinico e neurobiologico del termine. E capire questo può migliorare profondamente il tuo rapporto con il cibo.

In questo articolo ti spiego:

  • perché la dipendenza da zucchero non è una vera dipendenza
  • quali meccanismi reali la fanno “sembrare” tale
  • perché crederci peggiora la tua alimentazione
  • e cosa fare concretamente per gestire il desiderio di dolce senza sensi di colpa

1. Lo zucchero NON crea una vera dipendenza negli esseri umani

Sì, è vero: lo zucchero attiva il sistema della dopamina, la molecola del piacere.

Ma la dopamina viene rilasciata anche quando:

  • ascolti una canzone che ami
  • abbracci qualcuno
  • ridi
  • raggiungi un obiettivo
  • fai sport..

Eppure nessuno parla di dipendenza da musica o dipendenza da abbracci.

Perché NON possiamo parlare di dipendenza?

Le vere dipendenze (come le droghe) causano:

  • una massiccia attivazione dopaminergica
  • una tolleranza crescente
  • una astinenza fisiologica
  • una perdita di controllo legata a meccanismi neurochimici, non emotivi

Con lo zucchero nulla di tutto ciò accade.
Il suo effetto sulla dopamina è modesto, transitorio e fisiologico.

2. Se non è dipendenza, allora perché sembra esserlo?

Perché entrano in gioco altri tre fattori:

🔹 Biologia (abbiamo una preferenza innata per il dolce) Il gusto dolce è un segnale evolutivo di sicurezza energetica.

🔹 Emozioni (ci conforta). Molti associano il dolce a:

  • calma
  • gratificazione
  • consolazione
  • momenti piacevoli dell’infanzia

🔹 Comportamento (privazione → desiderio → abbuffata). Ed ecco il vero protagonista del problema:

3. Reattanza psicologica

È quel meccanismo per cui più ti vieti una cosa, più la desideri. Esattamente come succede con un bambino a cui dici “non toccare”.

Quando inizi una nuova alimentazione pensando:
“Da domani niente più dolci, mai più!”
succede questo:

  • il divieto aumenta il pensiero del cibo vietato
  • cresce la tensione
  • aumentano le probabilità di “cedere”
  • e quando cedi… ti senti “dipendente”

Ma non è dipendenza.
È biologia + psicologia + privazione.

4. Il problema più grande: credere alla dipendenza peggiora il tuo rapporto con il cibo

Quando ti convinci di essere “dipendente”, scatta il circuito mentale del tutto o nulla:

  • O elimini completamente lo zucchero
  • O ti lasci andare totalmente
  • e in entrambi i casi… il senso di fallimento cresce

Questo pensiero crea:

  • più rigidità
  • più senso di colpa
  • più perdita di controllo
  • più abbuffate
  • meno fiducia in te stessa

È una profezia che si auto-avvera.

5. Cosa fare davvero: non eliminare, ma regolare

La soluzione più efficace e scientificamente solida è: Ridurre lo zucchero, non eliminarlo.

E sai qual è la cosa sorprendente?

Quando lo zucchero si riduce senza vietarlo:

  • il desiderio diminuisce
  • la gestione diventa più naturale
  • la gratificazione resta
  • il rapporto con il cibo si fa più sereno

Esattamente il contrario di ciò che succede in una dipendenza
(dove riduzione → astinenza → aumento del bisogno).

Quanle quantità?

Le linee guida suggeriscono che:
circa il 15% delle calorie giornaliere può provenire da zuccheri semplici
(preferibilmente da frutta e latticini, ma ci sta anche qualcosa di dolce che ti piace!).

E sai qual è la cosa bellissima?
Più ti abitui a sapori meno dolci, meno ne sentirai il bisogno.
Un’altra prova che non è una dipendenza.

In sintesi

❌ Lo zucchero NON crea dipendenza clinica

❗ Crederlo peggiora il tuo comportamento alimentare

✔️ La soluzione non è eliminare, ma integrare in modo flessibile

💚 Ridurre senza vietare è il modo più equilibrato, sostenibile e valido scientificamente


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Dott.ssa Prundeanu Andreea
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